Quando un devoto si lamentò della sua mente agitata, Bhagavan rispose:
“Tutti si lamentano dell’irrequietezza della propria mente. Lasciate che la mente venga trovata e poi giungerà la conoscenza. Certo, quando uno si siede in meditazione, i pensieri si affollano a dozzine. La mente non è altro che un fascio di pensieri e ogni tentativo di abbattere la barriera dei pensieri è destinato a fallire. Se uno riesce, attraverso qualsiasi mezzo, a dimorare nel Sé è un’ottima cosa; per chi invece non è in grado di farlo, si consiglia la ripetizione del Nome o la meditazione (Japa o Dhyana, rispettivamente).
È come dare ad un elefante un pezzo di catena da tenere con la proboscide. Solitamente un elefante non tiene mai ferma la sua proboscide e, quando viene portato fuori, per le strade della città, la sposta ovunque. Se, tuttavia, gli viene data una catena da tenere, allora l’irrequietezza viene frenata. Ugualmente accade con la mente agitata: se è occupata nel Japa o Dhyana, gli altri pensieri vengono respinti. La mente si concentra su un solo pensiero e trova così la pace. Questo non significa che la pace si può conseguire senza uno sforzo prolungato: tutti gli altri pensieri devono essere combattuti”.