Non nutrire opinioni è la via più sicura
La buona sadhana è quel saper cercare che estingue ogni ricerca.
Ma che cosa significa cercare?
Per poter cercare dobbiamo innanzitutto avere un’idea, un ideale, un’immagine di ciò che cerchiamo.
Anche se l’idea non è chiara e precisa o conscia in ogni caso per poter trovare ciò che cerchiamo dobbiamo avere un’idea di come è la cosa che cerchiamo.
Se abbiamo un’idea di che cosa sia la verità, la liberazione, la realizzazione, essendo un’idea non può essere reale.
Nessuna idea può essere reale.
Con la meditazione ci inoltriamo nel silenzio, nel silenzio più puro e lì, non c’è nessuna idea,
in quello stato, pristino e presente, scorre un flusso naturale di verità, un flusso in cui non c’è più nessuna spinta a nutrire idee, a nutrire ideali, credenze, immagini e opinioni personali.
In quel silenzio tutto si silenzia e ogni cosa viene spontaneamente estinta, spontaneamente annullata alla sua sorgente.
Qui in questa presenza silente e risvegliata non importa più contare quanti pensieri sono presenti nella mente, non importa più se ci sono i pensieri oppure se non c’è nessun pensiero.
In questo stato, spontaneo e senza sforzo non ha più alcun senso l’idea che avere pensieri è indice di ignoranza e non avere pensieri è invece indice di conoscenza.
Qui, nella corrente che conosce la via, non si tratta di non avere mai un pensiero o mai un idea.
Questo è bene comprenderlo a fondo e per bene.
Ciò che accade in questo qui, in questo ora, in questo presente e silenzioso momento è l’estinzione di quell’inconsapevole spinta a voler nutrire i pensieri.
Quella volontà condizionata ad alimentare, ad animare ciò che appare, ciò che passa, ciò che fa parte del reame delle idee.
Tutto questo cessa.
Nutrire implica un attaccamento emotivo, un trattenere.
È proprio a quel nutrire, animare, rimuginare sugli infiniti pensieri ed interminabili idee a cui si attacca l’ego e da cui l’ego prende forza.
L’ego, il me non è altro che proprio questo: il continuo commentare, animare pensieri, alimentare opinioni.
Quando realizzate che nessun’ idea della verità è la verità, nessun’ idea sulla realtà è realtà, questa sarà la realizzazione che creerà una rivoluzione interiore.
Questa presa di coscienza è il vento di grazia che spazza via inaspettatamente e con un colpo secco il cercatore con tutto il suo cercare.
La meta della sadhana, della pratica, è smantellare quel costante nutrire pensieri, opinioni e tutte le idee di cui il falso sé si avvalora, quel falso sé, il ‘me’ che cerca e cerca e cerca costantemente cerca le proprie soddisfazioni.
È questa l’essenza della meditazione e dell’indagine, andare alla radice alla sorgente, immergersi in quella fonte di silenzio e non dar credito alla mente.
La meditazione ci rivela che ciò che soffre è solo la mente,
è la mente che ci fa soffrire.
Quando ci inoltriamo nel silenzio e lì rimaniamo quieti, riusciamo a vedere, a realizzare che la mente altro non è che un continuo pensare condizionato.
Onde di pensiero condizionato che sorgono spontaneamente nel campo della consapevolezza.
Nutrendo, animando queste onde le rendiamo reali. Una menzogna detta e ridetta diventa realtà… attenti! e questo crea un’immagine interiore di se stessi, del mondo e degli altri. È menzogna, non è vera! è un’immagine non veritiera a cui ci siamo aggrappati.
E poi viviamo in queste scatole auto-create convinti che siano vere. La prigionia è proprio questa, vivere nella scatola mentale, in un mondo illusorio di realtà virtuale, ma per quanto? e perché?
Lo stato naturale e spontaneo non è un’onda mentale, non è un’opinione, non è nutrire, idee, credenze.
Lo stato spontaneo non è filosofia.
È facile capire la filosofia perché richiede solo l’uso dell’intelletto. Se siete in grado di capire il linguaggio, se riuscite ad afferrare il concetto, potete capire la filosofia.
Lo stato spontaneo, la meditazione spontanea necessita una totale mutazione, bisogna lasciare ogni conosciuto.
Per accedere allo stato spontaneo dovete essere pronti, ricettivi altrimenti non potrà accadere.
Le filosofie, il pensare, il nutrire opinioni, tutto questo riguarda la mente, tutto questo si occupa della mente, non è richiesta la vostra totalità.
Ma lo stato spontaneo, la naturalezza è amore puro.
La meditazione è una storia d’amore, ha bisogno di te nella tua totalità.
È una sfida, sempre più profonda, vi ci dovete immergere totalmente, non è parziale. Per accedere alla spontaneità è necessario avere una mente diversa, un approccio, un’attitudine diversa.
Per nutrire opinioni, parlare e parlare e farsi tante idee, per poi magari esporle anche agli altri cercando pure di convincerli, per fare questo serve la testa e la testa uno sì che ce l’ha, però, qui, non parliamo di testa, la testa è tutto il contrario del cuore, della saggezza.
Lo stato spontaneo è conoscenza pura, non c’è dualità, non c’è dualità tra il conoscitore e l’oggetto di conoscenza, è un assorbimento totale, è assoluta collaborazione con l’inevitabile ed è questo che chiamo vero amore, l’amore coraggioso.
Per conoscere l’amore, una persona deve essere innamorata.
Papaji soleva dire: “Prima di parlare di amore devi annegarci dentro”.
Ma questo annegarci dentro è pericoloso perché non rimarrete gli stessi, sarete trasformati. Nel momento in cui vi inoltrate nelle sfere del vero amore, l’amore coraggioso, sarete una persona diversa e, quando ne verrete fuori, non sarete più in grado di riconoscere il vostro vecchio volto: non vi apparterrà più.
Sarà accaduta una discontinuità.
Questo accade nello stato spontaneo, accade una frattura, ciò che era il meditante svanisce e ciò che rimane è pura consapevolezza.
La meditazione spontanea è andare oltre ogni dualità, essere qui semplicemente dove siete.
È il cessare di quel continuo nutrire opinioni e lasciar andare ogni idea a riguardo delle cose che la vita presenta.
Seguire la corrente che conosce la via e lasciarsi trasportare da quel vento di grazia che continua a soffiare sul cuore devoto.
Ci si inoltra nel silenzio continuando ad osservare la natura illusoria del pensiero, senza resisterlo, senza sopprimerlo,
e si inizia ad esplorare gli strati più profondi della consapevolezza e ad indagare nelle storie personali, nel bagaglio del passato, nelle strutture di credenze che sostengono i pensieri.
Le strutture di credenze, di idee rafforzano l’attaccamento emotivo con il falso ‘me’ e con il mondo.
Da qui vi pongo una domanda: ‘Siete pronti a lasciar andare tutto?’.
Tutto significa tutto ciò a cui vi siete aggrappati finora,
poiché il risveglio, il vero risveglio non potrà mai combaciare con il mondo che vi siete immaginati e con il ‘me’ che avete immaginato di essere.
Lo stato spontaneo non è qualcosa che si allinea con un punto di vista personale.
Lo stato spontaneo è la vita senza storie, senza credenze e senza idee che modificano e distorcono ciò che è.
È un’interezza indivisa libera da punti di riferimento, senza alcuna piattaforma su cui possa ergersi il ‘me’ e niente a cui il ‘me’ possa aggrapparsi.
Nessuno mai ha potuto esprimere questa bellezza.
Se la smettiamo di nutrire opinioni è già qui davanti ai nostri occhi.