Felice e sereno Gennaio
poesia di
Jalâl al-Dîn Rûmî
Lo vidi passare.
Il suo portamento rivelava la sua ebbrezza.
Dissi:
“O tu dal volto simile alla luna, dove sei diretto?”
Disse:
“Non fare domande. Seguimi”.
Lo seguii.
I suoi passi divennero così veloci
che il vento non poteva raggiungerlo,
il fulmine non poteva colpirlo.
Da quando lo vidi rimasi annientato,
spogliato della mia esistenza.
Al centro rimase un “io”
privo di un “me”,
simile alla luce
dentro il vetro di una lampada
che illumina cielo e terra.
La sua grazia riempie il Cuore
e lo illumina.
Il Cuore purificato diventa il prescelto.
Tutto ciò che risplende
della sua luce
è il suo stesso splendore,
e tutto illumina.
Chi può raggiungerlo,
se non egli stesso?
Al di fuori di lui,
tutto ciò che esiste è un nulla, un niente.
Tu sei colui
che è intimo con se stesso:
vieni a me, che sono senza me stesso.
All’inizio lo lodavo dicendo:
“O tu che aggiungi Anima all’Anima.
Mi disse: “Smetti le lodi.
Lodare è un segno di dualità”.
Chiudi le labbra alla dualità
e apri gli occhi alla tua essenza.
Parla solo se le parole
escono dalle labbra chiuse.
estratto dal libro Dîvan
ed. Psiche