Era il 29 agosto del 1896 e Venkataraman (il nome di Ramana da ragazzo), ancora scolaretto di un Istituto Superiore, istantaneamente realizzò l’inutilità di tutto ciò che aveva imparato a scuola.
In quel momento mise da parte i libri e seduto a gambe incrociate entrò in profonda meditazione.
Suo fratello maggiore Nagaswami con sarcasmo commentò: “Di quale utilità potrà mai essere il sapere ad uno come te?”.
Quelle parole furono per Venkataraman una grande rivelazione scoprendo la verità che esse celavano. In segreto decise di abbandonare la sua casa e alzandosi con il pretesto di dover tornare a scuola si accinse ad uscire.
Nagaswami gli consegnò cinque rupie per pagare le tasse scolastiche dandogli così, a sua insaputa, i fondi per il suo viaggio. Ramana prese con sé solo tre rupie e lasciò il resto dei soldi con un biglietto di addio:
“Vado in cerca di mio padre e obbedisco ai suoi comandi. Questa mia fuga è difatti un’ impresa virtuosa, che nessuno se ne addolori. Non serve denaro per trovare mio padre.
La retta scolastica non è stata ancora pagata. Lascio qui due rupie”.
Inoltrandosi in un viaggio così importante fu la provvidenza a guidare il ragazzo verso Arunachala, la sua destinazione ultima.
Arrivò in ritardo alla stazione e così anche il suo treno per consentirgli di salire a bordo. Il giovane Venkataraman con i soldi che aveva riuscì a compare un biglietto per Tindivanam: il paese più vicino a Tiruvannamalai.
Sul treno, il passeggero che sedeva al suo fianco era un uomo anziano che notò Venkataraman assorto in profonda contemplazione. Di seguito lo informò che era stata aperta da poco a Villupuram, un nuova linea per Tiruvannamalai.
Il treno arrivò a Villupuram verso le tre del mattino. Deciso a continuare il suo viaggio si incamminò a piedi per proseguire verso Tiruvannamalai. La fame cominciò a farsi sentire e cercando qualcosa da mangiare entrò in un albergo, ma gli venne detto che per un pasto bisognava aspettare fino a mezzogiorno.
Il proprietario dell’ hotel continuava a guardare con interesse il giovane ragazzo dalla carnagione chiara, le lunghe ciocche nere, gli orecchini d’oro, il viso raggiante d’intelligenza, privo di bagagli e di oggetti.
Dopo aver terminato il suo pasto offrì al titolare il denaro che ancora aveva con sé , ma egli si rifiutò di accettarlo.
Così si diresse di nuovo verso la stazione, acquistò un biglietto per Mamalapattu, la destinazione che avrebbe potuto raggiungere con la piccola somma che gli era rimasta.
Arrivò nel pomeriggio e subito si mise in cammino a piedi verso Tiruvannamalai. Verso sera raggiunse il villaggio di Tirukoilur. Si recò al tempio di Arayaninallur che si trovava su un’altura e da lì, in lontananza, vide per la prima volta il monte Arunachala.
Completamente ignaro di tutto, entrò nel tempio e si sedette. Ebbe una visione di una luce che avvolgeva ogni cosa. Cercò la fonte della luce all’interno del sancta sanctorum, ma non riuscì a trovarla. Era improvvisamente scomparsa.
Rimase seduto in profonda meditazione fino a che non arrivarono dei sacerdoti sopraggiunti per chiudere le porte del tempio. Venkataraman li seguì fino ad un altro santuario e sprofondò in meditazione; finito di recitare il rituale, i sacerdoti lo scossero per farlo alzare ed uscire e si rifiutarono di dargli del cibo.
Il musicista del tempio lì presente gli regalò il suo pasto.
Venkataraman aveva sete e chiese dove poteva bere, gli fu detto di andare ad una casa situata lì vicino, ma mentre cercò di raggiungerla svenne e cadde.
Rinvenne subito dopo e vide una piccola folla che lo guardava incuriosita.
Bevve un po’ d’acqua, mangiò del cibo, poi si sdraiò e dormì.
Il mattino seguente era il 31 agosto, il giorno della nascita di Sri Krishna, Gokulashtami.
Venkataraman riprese il suo viaggio e raggiunse un’abitazione, quella di Muthukrishna Bhagavatar.
La padrona di casa gli preparò un pranzo abbondante e lo ospitò fino a mezzogiorno.
Poi, Venkataraman togliendosi gli orecchini li offrì in cambio di un prestito di danaro che gli fu dato con amore insieme ad un sacchetto di dolci preparati per la celebrazione di Sri Krishna.
Non essendoci treni in partenza fino al mattino seguente, trascorse la notte alla stazione.
Dopo tre giorni di viaggio, la mattina del 1° settembre 1896, Venkataraman arrivò a Tiruvannamalai!
A passo spedito e con il cuore palpitante di gioia, si affrettò verso il Grande Tempio.
In segno di silenzioso benvenuto, tutte le porte, anche quella del santuario interno, erano aperte.
Non c’era nessun altro all’interno.
Venkataraman entrò da solo nel santuario e rimase sopraffatto davanti a suo padre:
Arunachala!
Così disse:
“Ho sentito la Tua chiamata, Signore. Accettami e fai di me ciò che vuoi!”.

tradotto da www.sriramanamaharshi.org: Journey